Ayurveda – principi e filosofia

AYURVEDA – LA SCIENZA DELLA VITA

Storicamente il fondatore e primo sistematizzatore dell’Ayurveda è Charaka del Kashmir, Vaidya Ayurvedico di cui è difficile stabilire quando ha vissuto e operato. L’unica data abbastanza certa è la compilazione scritta del testo a lui fatto risalire, la Charaka Samhita, ovvero gli Inni di Charaka, il primo testo conosciuto della Tradizione Ayurvedica ed è databile intorno al 770 a.C..

Questo Testo antico che si compone di circa 8400 versi, divisi in 8 Sezioni e in 120 Lezioni o Capitoli, è il fondamento della Medicina Ayurvedica. Per la prima volta compaiono in questo testo la descrizione dei 5 Sub-Dosha di Vata, l’importanza della coscienza spirituale nell’esordio e nella prognosi della malattia, viene fatta una classificazione approfondita degli strati dell’epidermide, l’analisi delle patologie correlate ai TriDosha e viene sensibilmente enfatizzata l’origine Vedica dell’Ayurveda.

Questo testo viene considerato sostanzialmente il primo trattato di medicina interna Ayurvedico. Il secondo fondamentale sistematizzatore dell’Ayurveda è Sushruta di Varanasi la cui Sushruta Samhita, ovvero gli Inni di Sushruta, rappresentano il primo testo chirurgico Ayurvedico ed è  risalente intorno al 660 a.C. È all’interno di questo testo che viene descritta approfonditamente la struttura anatomica del corpo (muscoli, legamenti, ecc…) e i 107 Punti Marma dell’agopuntura ayurvedica. Vengono presentati i 5 Sub-Dosha di Pitta, viene approfondito il concetto di patologia e l’importanza della chirurgia. Il terzo grande sistematizzatore dell’Ayurveda è Vagbhatadel Sind (India nord orientale) che ha vissuto e operato intorno al 600 d.C., i due testi a lui riferibili sono l’Asthangha Hridaya e l’Asthanga Samhita, che vengono generalmente considerati insieme, è qui che compare per la prima volta la descrizione dei 5 Sub-Dosha di Kapha, in questi due testi viene enfatizzata la rilevanza dell’aspetto più materiale della Creazione. La Charaka Samhita, la Sushruta Samhita e gli Asthanga sono considerati tradizionalmente il nucleo centrale della dottrina Ayurvedica, chiamati infatti Brihat-Trayi, “la Grande Trinità”, “la Trilogia più antica”, compendio letterario fondamentale di tutta la Tradizione Ayurvedica, storicamente documentata.

La storia leggendaria dell’Ayurveda, per come ci è stata tramandata dagli antichi testi Charaka Samhita e Sushruta Samhita, narra di come quest’antica Scienza della Vita fu trasmessa agli uomini.
La Charaka Samhita racconta come Brahma il Creatore trasmise questa conoscenza a Suo figlio Daksha Prajapati, che a Sua volta istruì i due Medici Divini, nonché gemelli, Ashvin. Gli Ashvin trasmisero questa conoscenza a Indra e Indra istruì i Suoi 4 Discepoli Atreya, Kashyapa, Bharadvaja, Dhanvantari.
A questo punto la tradizione racconta di come questi 4 Illuminati ricevettero la conoscenza dell’Ayurveda. Bharadvaja si recò da Indra spiegando come con l’incalzare del Kali Yuga (l’epoca attuale, secondo l’Induismo) l’uomo iniziava ad essere sottoposto alle infermità del corpo e della mente e come questi ostacoli impedivano all’essere umano di raggiungere i 4 obiettivi della vita, Dharma, rispetto della Legge Spirituale, Artha, corretto possesso dei beni materiali, Kama, corretta soddisfazione dei desideri e Moksha, liberazione spirituale.
Queste infermità avrebbero impedito all’uomo di osservare i sacrifici, il digiuno, la continenza, lo studio e la meditazione e quindi di rispettare il Dharma (la Legge che regola l’Universo), tutte cose che fino a qualche tempo prima per l’uomo erano naturali. Era quindi auspicabile, come chiese a suo tempo Bharadvaja, che Indra lo istruisse a proposito dell’Ayurveda, unica Scienza in grado di porre fine alle infermità fisiche e mentali dell’essere umano. La tradizione continua spiegando che a sua volta Bharadvaja istruì gli altri tre, Atreya, Kashyapa e Dhanvantari. Questo per quanto concerne la Charaka Samhita.
La Sushruta Samhita racconta che fu Indra stesso a istruire Divodashi, re di Kashi, incarnazione di Dhanvantari, istruendolo in particolar modo sulla chirurgia. Attraverso questi due testi la tradizione Ayurvedica si suddivide in due correnti integrabili tra loro, la medicina interna e la chirurgia. La medicina interna (Kayacikitsa) che faceva capo a Bharadvaja e la chirurga (Shalayatantra) a Dhanvantari. Si racconta inoltre che Bharadvaja trasmise il Kayacikitsa al suo discepolo Atreya Punarvasi che la trasmise a sua volta ad Agnivesha, fino ad arrivare a Charaka e alla sua scuola.
Nella Sushruta Samhita si racconta come le Anime elevate di quel tempo vedendo come la Razza umana, con l’incalzare del Ciclo attuale, cominciava a soffrire di malattie incurabili ed era soggetta a morte prematura, si recarono da Dhanvantari chiedendogli umilmente e con sottomissione spirituale di istruirli circa l’Ayurveda, unica vera Conoscenza in grado di alleviare queste sofferenze agli uomini per permettere loro di dedicarsi alle pratiche spirituali. Dhanvantari vedendo in loro un’attitudine umile rispose che li avrebbe trasmesso questa Conoscenza.
Questa è una sintesi della storia leggendaria dell’Ayurveda a conferma della forte credenza, all’interno della tradizione hinduista, delle sue origini Divine. Queste Anime chiesero a Dhanvantari di istruirli circa l’Ayurveda, ma usarono una frase ben precisa e cioè: «Istruiscici Padre circa l’eterno Ayurveda», facendo intendere che questa disciplina non ha età.